Le sale comunali negate sulla questione Foibe e sulla questione Donbass

Una sala comunale non si nega a nessuno purché non siano comunisti o fantomatici putiniani. Evviva la libertà di pensiero.
Ma se anche fossero comunisti o filoputiniani è giusto negare loro la sala comunale? Comprimere, con un tratto di penna, a norma di un regolamento comunale sconclusionato, la libertà di pensiero e il diritto di parola significa abiurare i principi fondamentali della Costituzione che garantisce piena dignità a tutti i cittadini, perché tutti i cittadini sono uguali, perché i diritti sono per tutti, perchè altrimenti sono privilegi, prebende, regalie elargite dall’autorità di turno a chi si uniforma al pensiero unico vigente.
Per ben due anni di seguito l’ex sindaco Rucco ha negato a noi di Rifondazione Comunista la sala civica perchè volevamo affrontare il tema delle foibe a partire dalle piu’ complesse vicende del confine orientale: il fascismo fin dal 1922 compie una sistematica e violentissima azione di snazionalizzazione, proibendo tra l’altro l’uso della lingua slovena e croata in tutte le manifestazioni pubbliche (scuole e chiese comprese). Di questo volevamo parlare con testimoni preziosi, tacciati maldestramente di negazionismo da Rucco, la cui area politica fa del rovescismo storico un’azione sistematica, anche grazie a scelte improvvide del PD che a livello europeo votò nel 2019 per una risoluzione che equipara nazismo e comunismo.
Il sindaco Possamai oggi nega la sala tacciando di filoputinismo due giornalisti che cercano di raccontare la guerra di un nuovo confine orientale a partire dalle minoranze russofone del Donbass che subiscono una decennale compressione analoga dei loro diritti, fra cui la chiusura delle scuole di lingua russa.
Che differenza c’è tra le due amministrazioni Rucco e Possamai? Entrambe negano spazi comunali per motivi squisitamente politici, entrambe discriminano cittadini per le loro opinioni politiche!
Oggi come allora riteniamo insopportabile, discriminatoria e illegittima la decisione delle due amministrazioni.
Oggi come allora il diniego è una decisione gravissima, di inaudita violenza, di natura autoritaria e discriminatoria che viola fortemente, chiaramente e direttamente i principi costituzionali di libertà di riunione, di libertà di pensiero e di uguaglianza dei cittadini. Dal primato dei diritti si passa all’arbitrio dei privilegi del potere.
Ci aspettiamo che il sindaco Possamai riveda la sua decisione e rispetti la Costituzione Italiana, anche e soprattutto quando le tesi portate in discussione sono agli antipodi della sua visione geopolitica.
ENRICO ZOGLI
Segreteria del Partito della Rifondazione Comunista di Vicenza