La “zona rossa” è un atto di guerra contro i poveri

Rifondazione Comunista Vicenza: la “zona rossa” è un atto di guerra contro i poveri
L’istituzione della zona rossa, attorno alla stazione e ad alcune vie del centro di Vicenza, è un atto gravissimo, che segna un’ulteriore deriva autoritaria e repressiva delle politiche pubbliche. Un provvedimento vergognoso, firmato dal prefetto Romano, che usa la scusa della “sicurezza” per costruire un meccanismo di esclusione sociale e di classe.
Non ci giriamo attorno: la “zona rossa” è una misura che prende di mira i poveri, i migranti, i senza dimora. E’ una caccia alle marginalità umane legalizzata: alle forze dell’ordine il compito di allontanare e intimidire chi non rientra nei canoni del “decoro”. È una militarizzazione dello spazio urbano, che colpisce chi è già oggetto di discriminazione e violenza istituzionale, economica e sociale.
Chi ha approvato questa misura – prefettura, questura, Comune – si rende complice di un modello di città fondato sull’esclusione e sull’ingiustizia sociale. Altro che “lotta al degrado”: si reprime il disagio invece di affrontarlo, si cancella la sofferenza invece di curarla. È la solita ricetta fallimentare del controllo poliziesco al posto delle politiche sociali, della paura al posto della solidarietà.
Questa misura è inoltre una violazione palese della Costituzione Italiana, che all’articolo 16 garantisce il diritto di circolazione e soggiorno libero in tutto il territorio nazionale, e all’articolo 3 sancisce che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge, senza discriminazioni. Con le “zone rosse” si introduce una giustizia differenziata, che colpisce chi è già fragile, senza nemmeno passare da un processo.
Le “zone rosse”, già sperimentate altrove, non risolvono nulla. Spostano solo il problema da una zona all’altra, alimentano la paura, costruiscono città a misura di telecamere e manganelli, non di esseri umani. Ma “le zone rosse” hanno il plauso di una parte della cittadinanza la cui esasperazione nasce più da un continuo martellamento mediatico di un certo mantra securitario ripetuto fino alla nausea nei canali di comunicazione mainstream: ruspe, ordinanze, ronde, paura del diverso, … “zone rosse”. La sicurezza potrebbe essere declinata in altro modo: più diritti sul lavoro, più sanità pubblica, pensioni e stipendi dignitosi, case popolari per tutti,…
A Vicenza, come già a Padova, Napoli, Milano, si stanno costruendo quartieri blindati per ricchi e periferie-ghetto per poveri. E chi non si adegua viene cacciato via. È una città divisa tra “buoni cittadini” e “soggetti pericolosi”, tra chi ha il diritto di esistere e chi no. È il fascismo urbano del XXI secolo.
Rifondazione Comunista respinge con forza questa misura infame e chi la sostiene.
Nessuna persona è illegale. Nessun povero è un nemico. Nessun essere umano è un problema di ordine pubblico.
Chiediamo l’immediato ritiro del provvedimento. Chiediamo investimenti veri in case popolari, centri di accoglienza, sanità di prossimità, assistenza sociale. Chiediamo cultura, spazi pubblici vivibili, trasporto gratuito, inclusione. Chiediamo una città per tutte e tutti, non una zona franca per benpensanti e benestanti. Dove prelevare le risorse economiche? Fermiamo in primis le politiche di riarmo europeo.
Vicenza deve scegliere: una città della paura e del manganello, o una città della giustizia, della solidarietà e dei diritti costituzionali. Noi sappiamo da che parte stare.
Rifondazione Comunista – Federazione di Vicenza. Segreteria provinciale