La recente notizia della contaminazione da PFAS nella prima falda acquifera di Vicenza – emersa solo grazie a un documento nascosto tra le pieghe dell’albo pretorio comunale – è un fatto di estrema gravità.
Grave non solo per i dati, già allarmanti, che confermano superamenti delle soglie di contaminazione in diversi punti della città, ma soprattutto per il silenzio colpevole delle istituzioni, che hanno scelto di non informare immediatamente la popolazione.
Parliamo di acqua: bene comune e diritto umano fondamentale. Parliamo di un territorio, il nostro, già tra i più contaminati al mondo da PFAS, dove migliaia di persone hanno nel sangue sostanze altamente pericolose per la salute.
Parliamo di un territorio già segnato da una sentenza del Tribunale di Vicenza che ha condannato a 141 anni complessivi di reclusione gli 11 manager della Miteni, responsabili del più grave disastro ambientale della storia veneta. I responsabili di questa apocalisse ambientale hanno un nome, un volto e ora anche una condanna.
La gestione di questa vicenda, da parte delle istituzioni e delle aziende, è l’ennesima prova di un modello di sviluppo che sacrifica salute e ambiente sull’altare di grandi opere e interessi economici di pochi.
Il cantiere TAV, aperto in un’area già segnata dal disastro Miteni, è un’operazione a dir poco irresponsabile, che rischia di aggravare ulteriormente e in maniera irreversibile la situazione.
Come Partito della Rifondazione Comunista rivolgiamo alcune domande al Presidente Zaia:
– Perché la scoperta della contaminazione è rimasta sepolta in un albo pretorio invece di essere comunicata con urgenza ai cittadini?
– Chi ha deciso di non diffondere subito la notizia e su quali basi?
– Se la falda era già nota come contaminata, perché non è stato predisposto un piano di prevenzione prima dell’avvio del cantiere TAV?
– La contaminazione riguarda solo la prima falda o anche quelle più profonde, utilizzate per l’acqua potabile?
– Chi controlla l’efficacia del trattamento delle acque di cantiere e con quale frequenza i risultati vengono resi pubblici?
– Quali garanzie ci sono che i lavori del TAV non peggioreranno la contaminazione o non diffonderanno PFAS nelle falde più profonde?
– Chi verifica i dati forniti da IricavDue? Sono controllati da un ente indipendente? Chi assicura che i limiti imposti dalla Provincia di Vicenza vengano sempre rispettati?
– Come si giustifica la prosecuzione del TAV in un territorio già colpito da un disastro ambientale irrisolto?
– Perché le bonifiche del sito Miteni e delle aree contaminate non sono state completate prima dell’apertura dei cantieri TAV?
– Quali fondi sono disponibili o stanziati per le bonifiche e da chi saranno coperti: pubblico o privato?
Come Partito della Rifondazione Comunista chiediamo inoltre:
– Comunicazione immediata e pubblica di tutti i dati aggiornati sulla contaminazione, con pubblicazione in tempo reale sui siti del Comune e della Regione.
– Avvio immediato di un biomonitoraggio su tutta la popolazione potenzialmente esposta, con particolare attenzione alle categorie più fragili.
– Sospensione temporanea dei cantieri TAV nelle aree contaminate finché non verranno garantite e verificate, da enti indipendenti, adeguate misure di sicurezza ambientale.
– Bonifica urgente e strutturale delle aree contaminate, a carico dei responsabili, storici e attuali.
– Istituzione di una commissione popolare di controllo, con rappresentanti di comitati, associazioni e cittadini, per vigilare sulla trasparenza e l’efficacia degli interventi.
Il silenzio delle istituzioni è inaccettabile, indecente e complice.
La salute delle persone viene prima di qualsiasi profitto o calcolo elettorale.
Non ci fermeremo finché la verità non sarà pienamente conosciuta e finché non verranno adottate misure concrete per garantire acqua pulita oggi e per le generazioni future.
Segretaria Provinciale
Partito della Rifondazione Comunista – Vicenza