BASTA SCHIAVISMO NEI CAMPI: DIRITTI PER TUTTI I LAVORATORI

COMUNICATO STAMPA
BASTA SCHIAVISMO NEI CAMPI: DIRITTI PER TUTTI I LAVORATORI

I blitz dei Carabinieri nel Basso Vicentino hanno messo in luce quello che denunciamo da anni: dietro l’immagine patinata delle eccellenze agroalimentari venete si nasconde un sistema di sfruttamento spietato, che calpesta la dignità umana e la legge. Minori costretti a lavorare, migranti senza contratto né permesso di soggiorno, turni massacranti sotto il sole e assenza totale di sicurezza.
I colpevoli non sono solo i caporali. La responsabilità ricade soprattutto su quegli imprenditori agricoli locali che, per inseguire il profitto, sfruttano i più deboli e approfittano della fragilità di chi vive in una condizione di ricatto permanente, come i lavoratori migranti. È inaccettabile che nel 2025 in Italia si possa lavorare come schiavi, senza tutele, senza diritti, senza sicurezza. E’ disgustoso che il profitto valga più della vita di chi piega la schiena sotto il sole.
Esprimiamo soddisfazione per il lavoro dei sindacati e delle “Brigate del Lavoro”, che con coraggio e determinazione portano alla luce queste vergogne. Ma denunciamo l’assenza delle istituzioni locali e nazionali. I blitz di questi giorni dimostrano che, quando si vuole, è possibile smascherare lo sfruttamento. La domanda è: perché si interviene solo a macchia di leopardo?
Come Partito della Rifondazione Comunista diciamo chiaro:
i diritti non hanno colore di pelle o passaporto.
Ogni lavoratore e lavoratrice deve avere contratto, salario dignitoso, sicurezza sul lavoro, permesso di soggiorno svincolato dal ricatto del datore.
Chiediamo interventi immediati e concreti:
Aumento drastico e permanente dei controlli nei settori agricolo e zootecnico, con ispezioni a sorpresa e potenziamento del personale ispettivo.
Sanzioni esemplari e interdizione dalle attività per le aziende che sfruttano lavoratori o impiegano manodopera in nero.
Permesso di soggiorno per motivi di lavoro garantito a chi denuncia lo sfruttamento, per rompere il ricatto del datore di lavoro.
Applicazione piena dei contratti collettivi nazionali, con parità salariale tra italiani e stranieri.
– Piani di formazione e sicurezza obbligatori, pagati dalle imprese e controllati dagli organi pubblici.
Il caporalato e la precarietà non sono fatalità, sono scelte politiche. Sono il frutto di anni di deregulation, tagli ai controlli, e di una cultura del profitto che mette i conti in banca sopra la vita delle persone.
Ai lavoratori e alle lavoratrici, soprattutto ai giovani disillusi convinti che nulla possa cambiare, diciamo: questa lotta è la vostra lotta. Senza partecipazione politica e sindacale, il potere resterà nelle mani di chi ci sfrutta. Organizzarsi, lottare e pretendere diritti è l’unica strada per cambiare.
Basta silenzi, basta ipocrisia: nei campi vogliamo lavoro vero, dignitoso e sicuro per tutti!

Circolo Luciano Ceretta Montecchio Maggiore
Segreteria Provinciale
Partito della Rifondazione Comunista Provincia di Vicenza