No ai taser a Thiene: non sicurezza, ma violenza istituzionale!

Comunicato stampa
No ai taser a Thiene: non sicurezza, ma violenza istituzionale!

La decisione del sindaco di Thiene di armare la polizia locale con taser è una scelta improvvida, pericolosa e gravemente sbagliata. Non si tratta di una misura di sicurezza, ma di una provocazione securitaria: una logica da sceriffo che vuole trasformare cittadini fragili in vittime silenziose della repressione istituzionale.

Il taser viene presentato come “arma non letale”, ma sappiamo bene che può essere mortale: sono documentati numerosi decessi, soprattutto in persone con patologie cardiache, portatori di pacemaker o in condizioni di alterazione. Non è uno strumento neutrale, è un’arma che uccide. Ogni sua estrazione rappresenta un rischio concreto di trasformare un fermo in una tragedia.

L’uso sregolato del taser allarga la soglia di impunità, rendendolo una scorciatoia rapida per immobilizzare anche chi non è pericoloso. In un contesto come quello italiano, dove troppi abusi, soprattutto verso vite ai margini, restano senza responsabilità, introdurre un’arma del genere significa spalancare le porte a nuove violazioni dei diritti umani.

I sindaci che disattendono le vere politiche di coesione sociale — inclusione, supporto al disagio psicologico, lotta alla marginalità — preferiscono mascherarsi da sceriffi e derubricare questioni complesse a problemi di ordine pubblico. È una deriva repressiva e regressiva purtroppo follemente accelerata dal DL sicurezza del governo Meloni, da poco approvato.

Rifondazione Comunista Federazione di Vicenza si oppone con decisione a questa deriva. La vera sicurezza si costruisce con giustizia sociale, servizi, trasparenza e diritti per tutti, non con armi elettriche. E per garantire quella trasparenza indispensabile serve un passo concreto: l’introduzione obbligatoria dei codici identificativi sugli agenti, visibili sui loro caschi, uniformi e scudi.

Stupisce amaramente che il Giornale di Vicenza, nelle due paginate di servizio sul taser, sulle bodycam e su altri strumenti in dotazione alle forze dell’ordine, non ricordi ai lettori che in Italia siamo tra i pochi paesi europei senza alcuna forma di identificazione personale per gli agenti. Eppure, ventuno Stati membri dell’UE li hanno già applicati, riconoscendo che si tratta di uno strumento fondamentale sia per tutelare i cittadini sia per proteggere la stessa polizia. Amnesty International e le risoluzioni internazionali sottolineano che i codici identificativi sono essenziali per la trasparenza, la responsabilità e la tutela giurisdizionale, altro che taser.

Solo così si ristabilisce la fiducia: codici identificativi chiari e leggibili, registrazioni video delle bodycam collocate su server remoti e sicuri affinché ninete possa essere cancellato e nessuna azione possa restare impunita. Vogliamo coerenza, democrazia e rispetto di tutti, non taser, non repressione e non anonimato.

Il taser non è sicurezza, è intimidazione istituzionale. I cittadini hanno diritti. Li difendiamo, sempre.

La segreteria provinciale
Rifondazione Comunista – Federazione di Vicenza