Solidarietà ai 56 indagati: la vostra lotta è la nostra lotta

COMUNICATO STAMPA
Solidarietà ai 56 indagati: la vostra lotta è la nostra lotta

Il Partito della Rifondazione Comunista esprime la più ferma e totale solidarietà ai 56 compagni e compagne indagati per le mobilitazioni dell’8 e del 12 luglio a difesa dei boschi di Ca’ Alte del Retrone e contro l’ennesima grande opera inutile e dannosa, la linea AV/AC Verona–Padova. Due di loro sono minorenni: questo dice molto sulla determinazione e il coraggio delle nuove generazioni.

Quella dei giovani dell’Assemblea dei Boschi che resistono non è una “minaccia all’ordine pubblico”: è una difesa del territorio, della salute, del futuro di tutte e tutti noi. Criminalizzare questa resistenza significa colpire un intero giovane movimento popolare e legittimo. È l’ennesima prova che in Italia la risposta di uno Stato autoritario a chi pone problemi sociali, ambientali e democratici è la repressione, non il dialogo.

Il Decreto Sicurezza – voluto e peggiorato da governi di diverso colore – è lo strumento che rende possibile questa caccia al dissenso, persino quando è passivo e nonviolento. Chi occupa un bosco per impedirne la distruzione o chi blocca un cantiere devastante viene trattato come un criminale, mentre i veri responsabili dello scempio ambientale siedono nei consigli di amministrazione e nei ministeri. Questo è il tratto evidente di una democrazia morente che sta letteramente scivolando verso uno stato autoritario.

Noi diciamo basta.
Il Partito della Rifondazione Comunista chiama tutte e tutti a partecipare alle iniziative pubbliche e solidali che saranno organizzate in difesa dei 56 indagati e per fermare la repressione del movimento No TAV e di tutte le lotte sociali. Non ci limiteremo alla solidarietà a parole: saremo presenti nelle piazze, nei presidi, nelle aule dei tribunali.

Ecco qui le nostre proposte per cancellare il Decreto Sicurezza, garantire la libertà di manifestare e invertire la rotta verso un’economia sostenibile

  • Abolizione immediata del Decreto Sicurezza e di tutte le norme che equiparano la protesta sociale a reato.
  • Depenalizzazione delle azioni di disobbedienza civile nonviolenta in difesa di beni comuni, ambiente e diritti.
  • Blocco dei cantieri di grandi opere inutili e dannose in attesa di una valutazione ambientale e sociale indipendente.
  • Investimenti massicci nella mobilità sostenibile locale e nella tutela del territorio, non in megaprogetti speculativi.

La lotta per il bosco del Retrone è la stessa lotta per la giustizia climatica e sociale.
Oggi tocca ai 56 indagati, domani può toccare a chiunque si alzi in piedi per difendere il bene comune. Non abbasseremo la testa: la loro lotta è la nostra lotta.

Segreteria Provinciale
Partito della Rifondazione Comunista Federazione di Vicenza